IBISCO VIOLA 1/1

IBISCO VIOLA 1/1

Illustrazione di SALVATORE GIOMMARESI

Biografia - Salvatore Giommarresi è autore di fumetti, illustratore ed editore di LÖKZINE (una rivista di illustrazione e fumetto).
Il suo lavoro trae ispirazione da una varietà di fonti diverse e in particolare da ciò che vive in prima persona durante i suoi viaggi intorno al mondo. Gli piace sperimentare nuovi modi per applicare tecniche tradizionali come gli origami alla sua arte.
È particolarmente interessato ad esplorare il potenziale del fumetto nell'educazione. Attualmente organizza seminari e collabora con scuole, istituzioni e ONG a livello internazionale. I suoi pezzi sono stati esposti in Italia, Spagna, Mozambico, Francia, Vietnam, Stati Uniti e Albania.

Estratti dai commenti dei detenuti - edizione 2019 del progetto I Classici dentro e fuori il Bassone

Breve trama - clicca per accedere alla trama del libro.

“A soli 5 anni, provenendo da una famiglia povera, mio padre muratore alla giornata e mia madre casalinga, ultimo di 5 fratelli, per il solo piacere di avere una bici come i miei fratelli più grandi, mi ritrovai a rubare una piccola bici di un bambino (…). Bene, o forse dovrei dire male, boh! Giudicate o meglio, pensate voi perché il giudicare spetta ad altri e non a noi, da questo episodio credo, anzi do per certo la nascita del mio odio per mio padre perché quando, tornando da lavoro già ubriaco,mi trovò per strada a giocare con questa piccola bici e lui senza pensarci o non so cosa gli sia passato per la testa, mi venne addosso con tutta la macchina che feci appena in tempo a saltare giù dalla bici per ritrovarmi a qualche metro dalla macchina steso per terra a fissare la piccola bici sotto la macchina … (...)
Mio padre subito dopo aver investito la bici, forse pensando o sperando che io fossi ancora sulla bici e, quindi, sotto la macchina, fece una breve retromarcia e vedendomi poco più in là della macchina senza un graffio e spaventato, uscì dall'auto cominciando a picchiarmi con colpi sulla schiena e sul sedere fino ad arrivare a casa finendo il suo lavoro con la cintura dei pantaloni. Rammento mia madre che cercava di chiedere spiegazioni a mio padre che, però, rispose mollandogli uno schiaffo e andando via senza una sola parola … Non so se facessero più male le botte di mio padre o la scena dello schiaffo a mia madre per colpa mia, non so che da allora ho sempre cercato di scappare di casa ed essere il ribelle di sempre, non ho mai avuto nulla da mio padre se non botte e obblighi nel fare i lavori estivi in campagna (…) ma ho sempre cercato di procurarmi tutto anche l'affetto forse, rubando e vivendo per strada con chi credevo fosse un amico o un obbiettivo di persona da imitare e raggiungere con il passare degli anni.”

(Cit. A.V. 2019)

“(...) in una delle occasioni in cui passano del tempo con i cugini, Kambili nota in primis il sorriso della cugina, come se fosse una cosa fuori dal normale e già di per sé la dice lunga sull'ambiente familiare in cui è cresciuta, vive, il fatto che due adolescenti abitano una casa silenziosa dove vige la severa regola del silenzio, tant'è che non conoscono il sorridere ma al suo posto conoscono l'elenco degli orari dettato dal padre dove c'è il tempo per lo studio, il tempo per la preghiera, il tempo per tutto tranne che per gli amici che non hanno o per se stessi, vivono la violenza domestica nella forma forse più dolorosa che possa essere vissuta e raccontata.

“Alla fine emerge un doppio lato di una persona tanto generosa e modello per una società quanto vile, orrenda e cattiva nel suo stesso nucleo familiare tanto da far arrivare la propria moglie a sentirsi priva di dignità, a sentirsi niente e nessuno senza la presenza del marito oltre a far sentire l'intera famiglia colpevolizzata tanto da farlo credere anche a se stessi perché non hanno fatto una cosa o un'altra, perché hanno tradito le aspettative del capo famiglia ...

Kambili dice parlando del sorriso della cugina: I suoi denti sembravano più bianchi quando sorrise. A dimostrazione che per Kamili sorridere non era permesso così come in casa loro il sorridere fosse qualcosa di estraneo, di nuovo quando per dei bambini, adolescenti così come per la gente in generale deve essere un effetto naturale e normale ridere.”

(Cit. D.M. 2019)

“Vi saluto con affetto, ultimamente il nero va di moda, vedi Terzani, Ebano. Impressionante quanto la religione sia presente, si vede il signore in ogni angolo. Il signore non ha la bacchetta magica, è che il signore ti lascia libero. Io penso che imporsi sugli altri sia l'esatto contrario di quello che dio vuole. Ma torniamo sul pezzo, il padre padrone lo ritroviamo anche oggi, anche se l'emancipazione ha attenuato in parte il fenomeno.


Simpaticissima quando Kambili dice che l'espressione di suo padre sia sempre neutra, avete mai visto un telegiornale svizzero? Il conduttore qualsiasi sia la notizia resta impassibile. Ma Eugene un cuore lo ha, e lo dimostra la sua generosità quando si trova costretto a licenziare i giornalisti che lavorano al suo giornale dandogli soldi per sopravvivere al dopo. Il prezzo della libertà di pensiero, nei paesi dove vige la dittatura è troppo alto, tanto è vero che avviene l'assassinio del giornalista.

Ma torniamo a Kambili, la dolcezza di questa ragazzina è toccante. Dopo le botte che ha preso non ha mai odiato suo padre, quel padre padrone che alla fine ha fatto la fine che meritava, ma forse era assai distratta per quello che provava per padre Amadi, e penso contraccambiato. L'amore non ha colori, la bellezza e la fortuna di incontrare due occhi che si accorgono di te. 
(...) Vedi le prigioni in Nigeria in trenta persone in cella. Io posso immaginare quanto sia dura trenta persone per un bagno solo, pensate che a me da fastidio essere in due, e io mi lamento del nostro sistema, ma Jaia dimostra grande coraggio su cosa si prova a entrare in carcere la prima volta.”

(Cit. G.D.S. 2019)

“Libro molto bello e interessante, nonostante vari retroscena di violenza e caos mediatici o politici, lo proporrei da leggere ai giovani, per quanto riguarda il punto a me più fondamentale o che mi ha dato tanti pensieri e ricordi d'infanzia. Ed è il solito cliché che c'è tra una vita fatta di ricchezza e una di povertà, il racconto di Chimamanda ne è un esempio lampante, fa capire molto bene la differenza di come percepire il mondo attorno a noi, la vita ricca che può avere tutto senza troppi problemi o sbattimenti, ma col dovere di doversi comportare in modo da essere all'altezza della propria ricchezza per non sfigurare davanti ad altri simili, tipo nello studio e varie università di livello, chiesa e comportamenti verso determinate persone con un rispetto altolocato, vestiti e modi di stare a tavola. Mentre dall'altra parte una vita fatta di semplicità, grande lavoro per il mantenimento della famiglia, l'accontentarsi di quello che si può avere andando dal cibo vestiti e divertimento, rimanendo un po' più umili, ma con quella bellezza di apprezzare ciò che si ha, rimanendo un po più liberi come mentalità.

Io non mi godevo la vita ad occhi aperti ma bensì in modo offuscato, quando ho perso tutto, cioè il lavoro, quei soldi che mi ero tenuto da parte, che ho speso tutti in avvocato, la libertà di poter andare quando e dove voglio, determinate amicizie, da li ho iniziato a comprendere al meglio il bello della famiglia che mi e sempre stata accanto in questo percorso che sto ancora facendo, lo stesso per i parenti che mi aiutano in qualunque modo, gli amici (quelli veri) che mi salutano ancora come una persona normale, nonostante il reato commesso. Come soldi in confronto a prima non ne ho adesso, ma proprio zero, mi do da fare per il comune con una borsa lavoro e qualche lavoretto come elettricista e giardiniere per tirare su almeno i soldi per le bollette e affitto, dopo il resto mi tocca chiederli ancora ai miei genitori, devo dire che non mi lamento a oggi per i soldi, nel senso ho il giusto per andare avanti, ma niente per lo sfizio, potrete non crederci ma sono felicissimo e sorrido ogni giorno, perché sembrerà strano ma tutto questo che mi è capitato a me, ha fatto capire moltissime cose, sui valori della vita e che si può stare bene anche senza essere “ricco”. Secondo me quel detto che dice “i soldi non fanno la felicità” è verissimo e lo ho constatato sulla mia pelle. Mi hanno tolto la libertà quando ero in carcere, io oggi posso uscire di casa solo dalle 8:00 del mattino fino alle 20:00 di sera, tante persone quando glielo dico quasi si affliggono per me, io invece gli rispondo che almeno cosi quelle 12 ore che posso stare in giro (prima di tutto per lavorare), io le vivo al massimo e apprezzo molto di più anche solo farmi un giro in bici, andare a correre al campo sportivo o una passeggiata in montagna, mi piace molto stare nella natura, mi rilassa e mi toglie dalla frenesia che hanno tante persone e sullo stress che si portano appresso senza motivo, vivo molto sereno anche il fatto di stare a casa la sera, ho sempre da fare, mi piace tenermi sempre attivo in qualcosa, alla fine leggo, mi piace fare montaggi video di dove vado per poi metterli in rete, guardo film, curo i miei animali, mi diletto in cucina cosa che non avevo mai fatto prima. Tutto questo per dirvi che apprezzo molto di più quello che ho, anche se può sembrare limitato per me è tantissimo.

Dopo avervi raccontato parte della mia vita, vorrei arrivare a un fine tratto dal libro, cioè quando parla del padre che nonostante era di chiesa, rispettato e molto laborioso per la comunità, picchiava la sua famiglia. Io purtroppo nella mia vita ho conosciuto, ma più che conosciuto ne ho visti i segni sui corpi, di miei amici che venivano presi a cinghiate, questo mi ha fatto molto male sentimentalmente, perché adesso come persona matura (più o meno) provo rabbia, perché mi viene in mente il modo in cui me lo dicevano i miei amici, coprendo le malefatte dei loro padri, parlo di più di 20 anni fa. Io vorrei che ad oggi queste cose non succedano più, anche se per certi versi ne senti sempre al telegiornale, è un concetto di sfogo da parte della mente umana a me nascosto, penso per fortuna perché sia i miei genitori o altri miei familiari non si sono mai comportati in questo modo. Questo tipo di comportamento non riguarda solo i ricchi, ma bensì tutte le classi sociali in ogni parte del mondo, sono persone cresciute male nelle loro famiglie? Fa parte di una determinata cultura? Colpa della società? Queste sono le domande che mi ha lasciato il testo a cui non so dare una risposta.”

(Cit. L.C. 2019)

Date

14 Gennaio 2020

Tags

Fumetti e Libri
©2024 Associazione Bottega Volante. Diritti riservati. Sito realizzato da ARCI Noerus aps

Search